I gruppi di self- help sono gruppi ristretti, fondati su un’interazione faccia-a-faccia e sono composti da membri che condividono condizioni, situazioni, disagi o esperienze comuni.
In Italia il primo gruppo che si è costituito è quello degli alcolisti anonimi, nato per l’interesse di due persone che, sfiduciate dai modi tradizionali di cura, decidono di trovarsi insieme per discutere della loro situazione particolare e dei problemi legati all’alcolismo. Sulla scorta degli alcolisti anonimi sono nati successivamente altri gruppi basati su altre problematiche (obesi, diabetici, ecc).
L’AICMT conduce giornate di self-help specifici per la malattia di Charcot- Marie-Tooth (gruppi di adulti affetti, oppure gruppi di genitori di bambini affetti) dall’anno 2006.
Ma vediamo nello specifico cosa sono i gruppi self-help:
- si basano sull’aiuto reciproco dei partecipanti che hanno un medesimo problema o che vivono una condizione simile e nel gruppo si attivano e si aiutano, portando con autenticità qualcosa di sé: la propria storia, la propria esperienza, le conoscenze, le competenze, la propria dimensione spirituale;
- il rapporto fra i partecipanti è caratterizzato dalla “parità”: non vi sono esperti che propongono soluzioni ma ciascuno a partire dalla propria esperienza, attraverso il confronto e la condivisione, trae aiuto per sé e per gli altri;
- il gruppo è orientato all’ascolto ma anche all’azione: l’energia e la forza che il gruppo è in grado di esprimere, sono maggiori delle possibilità che ogni singolo partecipante ha a disposizione per risolvere il problema;
- i membri del gruppo sono nello stesso tempo una fonte d’aiuto per gli altri e, allo stesso tempo, fruitori di sostegno.
- Il gruppo è aperto a coloro che chiedono di farne parte, e la partecipazione è gratuita. L’avvio e/o la conduzione del gruppo possono essere favoriti da una persona (professionista/non professioni- sta) che ha il compito di facilitare la comunicazione all’interno del gruppo e l’accoglienza di nuovi partecipanti.
Perché funzionano?
Quello che ha suscitato l’interesse degli studiosi è il fatto che questi gruppi funzionano, danno delle soddisfazioni ai membri che ne fanno parte e hanno successo. Perché funzionano? Ci sono due fat- tori chiave che intervengono nell’azione dei gruppi di self-help:
1. Le funzioni socio-emotive del gruppo tra “pari”. La presenza di un gruppo di persone alla pari, cioè persone che vivono o hanno vissuto in prima persona una certa condizione, favorisce alcuni processi sul piano socioemotivo. I membri, infatti, tendono a:
– abbassare le difese, non sentendosi più giudicati per una propria “diversità”;
– comunicare in modo più diretto sulla base dell’esperienza comune;
– identificarsi nel cammino evolutivo di persone percepite più simili a sé rispetto agli eventuali esperti, generalmente vissuti come distaccati.
2. Il valore terapeutico connesso alla possibilità di svolgere il ruolo di helper (colui che aiuta). Ogni membro dei gruppi di self- help svolge, prima o poi, il ruolo di chi aiuta e sostiene un’altra persona.
Chi aiuta riceve egli stesso un aiuto. Poter svolgere la funzione di helper consente infatti di muoversi dal ruolo di chi vive un certo problema al ruolo di chi ha acquistato l’esperienza e le capacità per aiutare se stesso e un altro ad affrontarlo.
Quali sono i requisiti per accedere al servizio?
Tutti i pazienti con CMT e loro familiari possono accedere gratuitamente al servizio, se iscritti all’AICMT in qualità di soci e/o sostenitori.
Come si può fare richiesta?
Si può prenotare inviando una mail di richiesta all’indirizzo aicmtpsicologia@gmail.com